In tutto il mondo oggi, 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria per ricordare la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa, avvenuta il 27 Gennaio 1945. Molti furono gli ebrei romani deportati ad Auschwitz. 1259 persone, dopo il rastrellamento avvenuto il 16 ottobre del ’43 al Ghetto Ebraico, al Portico d’Ottavia furono portati provvisoriamente a Palazzo Salviati, in via della Lungara  82, a Trastevere.

Di essi 237 furono rilasciati perché identificati come cittadini stranieri. Gli altri, 1023 individui, vennero ammassati su un treno composto da 18 carri bestiame, e partirono dalla stazione Tiburtina alla volta del campo di concentramento in Polonia. Di queste 1023 persone se ne salvarono solo 16, 15 uomini ed una donna, Settimia Spizzichino.


Questo momento tragico della storia dell’umanità passò quindi anche da Roma, la cui comunità ebraica esisteva sin dal II secolo a.C. Il Ghetto Ebraico di Roma venne costituito nel XVI secolo per volere di papa Paolo IV, che con una bolla papale decise di revocare i diritti concessi agli ebrei romani e di rinchiuderli in una “cittadella” circondata da mura. Solo circa 3 secoli dopo, con papa Pio IX le mura che richiudevano il ghetto vennero abbattute.

Soggiornare a Roma vuol dire anche fare una passeggiata nella storia degli ebrei romani. Oltre alle vestigia che ricordano la gloria dell’antica Roma, visitare i luoghi della deportazione è un modo per non dimenticare.